Neurosviluppo e riabilitazione neuro-motoria

Negli organismi ciò che chiamavamo strutture
sono solo processi lenti e di lunga durata,
le funzioni sono processi rapidi di breve durata”

Ludwig von Bertalanffy, Problems of Life: An Evolution of Modern Biological Thought, London, Watts &Co., 1952, p.134

Quando il cervello subisce un danno, alcune cellule muoiono e molte altre risentono, subiscono, le conseguenze di quella perdita sia in prossimità dell’area in cui è avvenuto il trauma – sia esso emorragico o ischemico, ma anche genetico, metabolico, tossico – sia a distanza.

Il fenomeno è detto DIASCHISI – sindrome da disconnessione – un trauma generalizzato del cervello crea una crisi energetica che dura diverse settimane.

Tipi di diaschisi. Tipi di diaschisi prima (a sinistra) e dopo (a destra) una lesione cerebrale focale.
Diaschisi a riposo: una lesione focale induce una riduzione a distanza del metabolismo di un’altra area cerebrale (in rosso).
Diaschisi funzionale: la normale attivazione cerebrale (in giallo) durante un compito specifico può essere alterata: sia aumentata (in verde) sia diminuita (in rosso).
Diaschisi connessionale: la forza e la direzione delle connessioni di uno specifico network a distanza possono essere aumentate (in verde) o diminuite (in rosso).
Diaschisi connettomale: una lesione nel connettoma induce diffusi cambiamenti nell’organizzazione dei network cerebrali compresa la diminuzione (in rosso) o l’aumento (in verde) delle connessioni.

La conseguenza di questo processo è un cervello rumoroso: ossia un cervello che non è in grado di riconoscere i segnali normali poiché sono troppo deboli rispetto al rumore di fondo creatosi in conseguenza ai cambiamenti di connettività. Si parla allora di aritmie cerebrali che sono state dimostrate in molti disturbi neurologici e psichiatrici. Ogni movimento, anche il più semplice richiede sempre l’attivazione di vasti sistemi funzionali. Si tratta di un approccio olistico rispetto a quello localizzazionista rispetto ai problemi cerebrali. Secondo la teoria delle aritmie cerebrali, i danni si irradiano a intere reti.

Insieme a questo fenomeno, se ne verificano altri due:

LEARNED NON USE (ipoutilizzazione appresa)

In seguito al trauma cerebrale, alla conseguente diaschisi e alla rumorosità del cervello, alcuni circuiti motori, pur non lesionati direttamente, non sono in grado di funzionare come prima, perciò la persona sopprime quei movimenti per la fatica e la frustrazione dovute al fallimento nel loro uso. Di conseguenza, spontaneamente, vengono messi in atto movimenti compensatori che, risultando in qualche modo efficaci, creano un rinforzo positivo che consolida progressivamente quel “nuovo movimento”, meno efficace, ma possibile, ed ecco che si rinsalda a livello cerebrale quella che viene chiamata ipoutilizzazione appresa.

USE IT OR LOSE IT (se non lo usi lo perdi)

Come un muscolo, anche il cervello si sviluppa se allenato, altrimenti le parti “non allenate” perdono connessioni e, conseguentemente, funzioni. Il dr. Merzenic, uno dei padri della neuroplasticità ne parla in questi termini: “Il concetto di base è molto semplice. Il cervello cambia fisicamente, funzionalmente e chimicamente mentre tu acquisisci qualunque capacità o abilità

Qualcosa deve modificarsi se una tua qualunque abilità migliora o ne emerge una nuova. Tu rimodelli la tua ‘macchina cerebrale’ praticando quell’abilità. Quei cambiamenti sono responsabili di qualunque apprendimento. Quello che il cervello fa è modificare le sue connessioni …  cambiando in senso fisico, chimico e funzionale. Tutti insieme questi cambiamenti sono responsabili del miglioramento o dell’acquisizione di ogni capacità umana. Probabilmente non te ne sei mai reso conto, ma quando acquisisci una capacità – per esempio quella di leggere – hai di fatto creato un sistema che nel cervello non esiste, che non è presente in chi non sa leggere

Ma c’è di più. “Apprendimento e abilità non vengono codificate in neuroni specifici o nelle connessioni tra i neuroni ma nei ‘pattern cumulativi di attività elettrica’ che risultano dall’attivazione simultanea dei neuroni interessati. I pattern sono come un brano musicale e i neuroni sono come gli orchestrali che lo eseguono.” Questo è quanto sostiene Karl Lashley, uno degli psicologi più influenti del ventesimo secolo.

Proseguendo con la stessa metafora, un brano musicale può essere suonato ai massimi livelli, ma anche da qualche musicista dilettante molto appassionato, ottenendo comunque risultati apprezzabili e talvolta sorprendenti.  Perciò, vale sempre la pena di incamminarsi nel sentiero del recupero neuro-motorio e funzionale.

L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis interviene direttamente sulle funzioni motorie attraverso la sua azione sul vestibolo, punto nevralgico di coordinamento di tutta la motricità, la postura e l’equilibrio; ma anche indirettamente agendo su tutto il cervello grazie alle modificazioni che l’orecchio elettronico opera sulla musica.

Gli studi condotti con imaging cerebrale mostrano che quando il cervello è stimolato dalla musica, i neuroni indotti per trascinamento (entrateinment), cominciano ad attivarsi in perfetto sincrono con la musica, perciò la musica modifica i ritmi cerebrali. Kraus e colleghi hanno scoperto che le onde cerebrali registrate nel tronco encefalico ripetono lo stesso schema sonoro della musica che le aveva indotte.

Ecco il parere di Norman Doidge “Secondo il modello da me proposto, la neurostimolazione provocata dall’Audiopsicofonologia resetta il sistema reticolare attivatore e ciò spiega perché un effetto comune nelle prime fasi dell’ascolto sia il sonno, da cui poi il soggetto esce rienergizzato. Un’altra spiegazione dell’effetto rivitalizzante della musica risiede nel fatto che essa attiva i centri cerebrali della ricompensa, inducendo pertanto una maggiore produzione di dopamina, la quale, a sua volta, aumenta le sensazioni di piacere e motivazione. … Io ipotizzo che l’effetto rasserenante della stimolazione sonica sui soggetti con problemi cerebrali, sia legata al fatto che questi individui presentano spesso un’attivazione neuronale desincronizzata in aree scarsamente connesse. A mio parere, il cervello desincronizzato è un cervello rumoroso, nel quale i segnali elettrici partono a casaccio e l’energia va sprecata; è un cervello iperattivo che riesce a fare poco, spossando l’individuo. La musica sincronizza il cervello per trascinamento e induce i neuroni ad attivarsi simultaneamente; in questo modo il cervello riacquista efficienza.

Lo stesso Autore conclude sostenendo che le disfunzionalità cerebrali “… non progrediscono solo a causa dell’avanzare della patologia primaria ma perché essa sta perturbando il sistema nervoso del paziente al punto tale da consentire l’insorgere del “rumore” e della modalità “non uso””. Da “Le guarigioni del cervello” Ponte alle Grazie, 2015 p468.

Le fasi della guarigione neuroplastica secondo Norman Doidge:

  1. Correzione delle funzioni generali cellulari, dei neuroni e delle cellule gliali, si ottiene eliminando tossine e certi alimenti, come per esempio lo zucchero e alcuni cereali
  2. Neurostimolazione. Attraverso luce, suono, elettrcità, vibrazione, movimenti, pensiero. È efficace nel predisporre il cervello a formare circuiti e a superare il “learned non use” in quelli esistenti.
  3. Neuromodulazione. Ristabilisce rapidamente l’equilibrio fra eccitazione e inibizione nei networks neuronali e “calma” il cervello rumoroso. Resetta il livello globale di allerta del cervello attraverso la:
    • SRA (Sostanza Reticolare Attivatrice) implicata nei livelli di coscienza e di allerta, accende il resto del cervello e regola il ritmo sonno-veglia.
    • SNA (Sistema Nervoso Autonomo). Attività simpatica: di attacco e fuga – fight and flight – per la sopravvivenza nell’immediato; concentra risorse su un obiettivo e spesso inibisce i processi di crescita e guarigione. Attività parasimpatica: spegne il sistema simpatico e induce uno stato di calma in cui è possibile pensare, riflettere e digerire – rest and digest –. Ricarica i mitocondri. “Attivare il sistema parasimpatico è probabilmente una modalità per calmare il cervello rumoroso” – M.E. Hasselmo et al. “Noradrenergic Suppression of Synaptic Transmission May Influence Cortical Signal-to-Noise Ratio” Journal of Neurophysiology 77, 6 (1997); 3326-39.
  4. Neurorilassamento. Nel sonno le cellule gliali eliminano nel liquido cefalorachidiano i prodotti di scarto e gli accumuli tossici fra cui quelli implicati nella demenza.
  5. Neurodifferenziazione e apprendimento. Il paziente recupera le capacità attentive ed è pronto per apprendere.

Secondo Yuri Danilov dell’Università del Wisconsin la neuroplasticità si manifesta a vari livelli:
Neuroplasticità funzionale: rivolta ai sintomi, quello che si vede funzionalmente del cambiamento neuroplastico.
Neuroplasticità sinaptica: richiede qualche giorno. Un esempio è il miglioramento della qualità del sonno.
Neuroplasticità neuronale: coinvolge non solo sinapsi ma tutto il neurone. Serve un mese per produrre nuove strutture e proteine
Neuroplasticità sistemica: richiede da vari mesi ad anni. Il sistema si autocorregge senza bisogno di ulteriore terapia. Si parla di reti neurali autosostenentesi.