ADD e iperattività

La terapia d’ascolto in caso di ADD (Attention Deficit Disorder – disordine da deficit attentivo) e ADHD (Attention Deficit & Hyperactivity Disorder – disordine da deficit attentivo ed iperattività).

Le ragioni dell’efficacia del training Audiopsicofonologico nei casi di sindrome da deficit di attenzione sono molteplici. Come spiega Paul Madaule, direttore del Listening Centre di Toronto: una “buona capacità di attenzione uditiva è sostanzialmente la capacità di ascoltare bene per lungo tempo senza lasciarsi distrarre da altri irrilevanti stimoli provenienti dall’esterno; mentre la concentrazione è la capacità di escludere le informazioni parassite in modo da consentire l’ascolto dei propri pensieri”.

Il training Audiopsicofonologico utilizza musica modificata che attiva e rafforza la comunicazione fra le aree cerebrali della ricompensa (dalla quale dipende la sensazione positiva associata all’ottenimento di qualcosa) e la struttura della corteccia cerebrale chiamata insula, una delle reti coinvolte nell’attenzione. I gangli della base, che fanno parte della parte della rete neuronale dell’attenzione, hanno un volume minore del normale nei bambini affetti da ADHD. (L.F. Koziol, D.E. Budding. Subcortical Structures and Cognition: Implications for Neuropsychological Assessment. Springer, New York 2008) La stimolazione del sistema vestibolare e del movimento attraverso la terapia musico-motoria fa si che vengano inviati segnali ai i gangli della base, ottenendo un miglioramento della capacità attentiva. Con ogni probabilità, i gangli della base includevano il primo sistema esecutivo del cervello, e continuano tuttora a contribuire in misura massiccia al controllo cognitivo e comportamentale.

I bambini affetti da ADD che non riescono ad aspettare il proprio turno o che cominciano a rispondere senza attendere la fine della domanda talvolta hanno problemi a gestire i tempi delle proprie azioni. Il training Audiopsicofonologico ha un forte impatto sul cervelletto, e ancora più forte sull’apparato vestibolare, il quale è, peraltro, in connessione diretta con il cervelletto. (V. Menon, D. Levitin “The Rewards of Music Listening: Response and Physiological Connectivity of the Mesolimbic System” NeuroImage 2005; 28: 175-84.)

Il dr. Norman Doidge, autore di “Le Guarigioni del cervello” – Ed. Ponte alle Grazie 2016 – sostiene che “l’Audiopsicofonologia sia uno dei pochi sistemi terapeutici non farmacologici che interviene sui circuiti sottocorticali.” Se l’organizzazione a livello sottocorticale è compromessa, come nel caso dell’ADHD, per mettere in atto le funzioni sottocorticali bisogna devolvere ad esse la funzionalità della corteccia in toto, questo è uno dei motivi che sostengono i bassi tempi di attenzione. La terapia d’ascolto, agendo sulle strutture sottocorticali, cerca di migliorare l’organizzazione cerebrale partendo da sotto per arrivare a sopra – bottom-up. Secondo il modello proposto da Norman Doidge, “la neurostimolazione provocata dalla musicoterapia secondo Tomatis resetta il sistema reticolare attivatore e ciò spiega perché un effetto comune nelle prime fasi dell’ascolto sia un miglioramento della qualità del sonno, da cui poi il soggetto esce rienergizzato. Un’altra spiegazione dell’effetto rivitalizzante della musica risiede nel fatto che essa attiva i centri cerebrali della ricompensa, inducendo pertanto una maggiore produzione di dopamina, la quale, a sua volta, aumenta le sensazioni di piacere e motivazione.”

A ulteriore conferma, gli studi condotti con imaging cerebrale mostrano che quando il cervello è stimolato dalla musica, i neuroni indotti per trascinamento (entrateinment), cominciano ad attivarsi in perfetto sincrono con la musica, perciò la musica può essere efficacemente usata per modificare i ritmi cerebrali. Ricercatori hanno scoperto che le onde cerebrali registrate nel tronco encefalico ripetono lo stesso schema sonoro della musica che le aveva indotte.

La dottoressa Liliana Sacarin, psicologa, direttore del Dr. Sacarin Listening Centre P.S.I. di Seattle, nella sua tesi di dottorato, ha analizzato gli effetti precoci del metodo Tomatis, attraverso lo studio elettroencefalografico, in bambini diagnosticati con Disturbo da Deficit di Attenzione (ADD) prima e dopo il primo ciclo di terapia Audiopsicofonologica. I risultati hanno rivelato un miglioramento statisticamente significativo nel gruppo Tomatis nella velocità di elaborazione, nella consapevolezza fonologica, nell’efficienza di decodifica fonemica nella lettura, nel comportamento e nell’attenzione uditiva.