Dislessia e terapia d’ascolto

La dislessia viene generalmente intesa come la tendenza ad invertire le lettere – un problema legato ad uno scarso orientamento spaziale e di sequenziamento lineare. La dislessia è stata uno dei maggiori ambiti di ricerca di Alfred Tomatis, pioniere della terapia d’ascolto. Fu una delle prime persone che sin dagli anni ’50 dello scorso secolo scoprì l’importanza dell’orecchio nel dislessico.
Dislessia significa difficoltà di lettura, venne originariamente chiamata “cecità alle parole” e ricondotta ad un problema visivo, in relazione al fatto che uno dei primi autori a pubblicare sull’argomento fu proprio un chirurgo oculista, da qui l’enfasi iniziale sulle difficoltà visive. Successive ricerche hanno portato alla luce l’esistenza di marcatori genetici che potrebbero favorirne la comparsa, e diverse altre ipotesi si sono via via avvicendate.
Recenti studi segnalano i problemi nell’ambito del linguaggio e dell’ascolto come cause rilevanti della dislessia.

Il ruolo dell’orecchio nella dislessia.
L’ascolto è l’abilità di base essenziale per la comunicazione verbale, perciò una debolezza nella capacità di ascolto può ostacolare lo sviluppo di un solido linguaggio di base. Di conseguenza un bambino dislessico incontra problemi quando arriva il momento di approcciarsi a compiti linguistici più complessi come la scrittura e la lettura. Se i suoni del linguaggio non vengono accuratamente sentiti, essi non possono essere accuratamente convertiti in simboli.
L’emisfero cerebrale sinistro è il principale centro di elaborazione del linguaggio. Perchè i suoni del linguaggio arrivino efficientemente al cervello, l’orecchio destro deve assumere il ruolo di guida nel processo di ascolto, poichè l’orecchio destro comunica più direttamente con l’emisfero cerebrale sinistro rispetto all’orecchio sinistro. Il dr. Tomatis sosteneva che le persone dislessiche hanno fallito nel raggiungere la dominanza uditiva destra durante il loro sviluppo, perciò l’ordine con cui percepiscono i suoni è confuso. Se utilizzano a volte l’orecchio destro e a volte il sinistro come orecchio dominante, i suoni raggiungono il cervello a diverse velocità cosicchè le lettere risultano succedersi alla rinfusa. Ciò è responsabile di errori di inversione come scrivere “oca” come “cao” o pronunciare “spaghetti” come “pisghetti”.
Entrambi gli emisferi cerebrali hanno un ruolo nell’elaborazione del linguaggio, ma i loro compiti sono diversi. L’armonia fra i due emisferi cerebrali è di fondamentale importanza per superare la dislessia.

La terapia d’ascolto nel trattamento della dislessia
La terapia d’ascolto prevede l‘ascolto di musica in cuffia durante sedute organizzate in cicli intensivi. Viene fatta ascoltare musica classica e altri supporti utili per il loro valore educativo. I suoni vengono filtrati attraverso un dispositivo chiamato Orecchio Elettronico, inventato da Alfred Tomatis che impone modifiche tonali ed alte frequenze per stimolare l’intero sistema uditivo e rendere di nuovo identificabili tutti i suoni. L’occhio deve poi sincronizzarsi col potere e la capacità dell’orecchio di dare un senso ai suoni scritti. Nella dislessia la strada che permette l’analisi fonetica e quindi fonemica è compromessa. La terapia d’ascolto può ripristinare il funzionamento di questa via eliminando la causa stessa del problema.

Tomatis diceva “Leggiamo con le orecchie … l’orecchio è l’organo del linguaggio, la via per l’integrazione del linguaggio, la chiave che lo controlla, il recettore che ne regola il flusso.” La terapia d’ascolto stimola ed esercita l’orecchio incoraggiandolo a ricevere ed interpretare i suoni in modo efficiente.

La musica è una serie di suoni altamente organizzata che l’orecchio deve analizzare. Perciò l’ascolto di musica è un modo eccellente per imparare come percepire i suoni in modo organizzato, ovvero ad ascoltare. Lo spostamento a destra della prevalenza di ascolto che viene perseguito durante la terapia d’ascolto fa si che l’orecchio destro divenga l’orecchio direttore. Quando si è instaurata la dominanza destra di orecchio, il problema dell’inversione delle lettere scompare.

I bambini o le persone dislessiche si sentono spesso inferiori in seguito ai ripetuti fallimenti a cui sono andati incontro (clicca qui per avere un idea di come possa vivere una persona dislessica). Quanto è ingiusto che debbano lavorare più duramente di chiunque altro per ottenere risultati spesso  al di sotto delle loro aspettative. La terapia d’ascolto offre un immediato sollievo emotivo perchè il trattamento non prevede esercizi o la messa alla prova del bambino/ragazzo.

La terapia d’ascolto, può essere associata a qualunque altro intervento pedagogico eventualmente già in essere, come per esempio la logopedia: le sedute divengono sorprendentemente proficue e i risultati più rapidi e stabili.

Paul Madaule, dislessico, grazie all’incontro con Alfred Tomatis ha potuto completare gli studi, diventare psicologo ed affiancare il suo maestro per una quarantina d’anni, ora dirige il Listening Centre di Toronto. In un suo articolo di una potenza e una chiarezza sconvolgenti, descrive il MONDO DISLESSIFICATO, ovvero come una persona dislessica vede il mondo.

Agli occhi di molti potrebbe sembrare che la dislessia esista solo nelle aule scolastiche, visto che è l’etichetta che si appiccica addosso al bambino che ha difficoltà nella lettura […] In questo testo il mio intento è focalizzarmi piuttosto sul ragazzo dislessico, sulla persona che sta nascosta dietro il fenomeno della cosiddetta dislessia, proprio perché il bambino dislessico convive con la dislessia in ogni momento della sua giornata: durante la ricreazione, quando è a casa, quando sta con gli amici, quando è solo, quando dorme, quando sogna. Il dislessico lo è in ogni secondo della sua vita […] Il ragazzo dislessico è difficile da ‘afferrare’ perché è il primo a non avere il controllo di se stesso. Se disorienta gli altri è perché è lui il primo a sentirsi disorientato. In effetti, il ragazzo dislessico proietta sugli altri il suo mondo interiore, che noi definiremo “dislessificato”.”

Ancora “Molti dislessici vivono con una sensazione di disagio pressoché costante all’interno del proprio corpo, uno strumento che non riescono a governare né a dominare. […] La dislessia è una condizione di dislessificazione che si estende a tutto il corpo. Spesso si muovono in maniera goffa e appaiono come intralciati o limitati dal loro stesso corpo. […] Non sanno dove mettere le braccia, come muovere le gambe, hanno problemi soprattutto con le mani. Che siano rilassati o irrigiditi, hanno una postura che denota assenza di flessibilità e di naturalezza.”

Norman Doidge, prestigioso pischiatra e divulgatore scientifico, nel suo bestseller “Il cervello infinito” si riferisce a “Il mondo dislessificato” di Paul Madaule, scritto quando Paul aveva solo 28 anni, come a “uno dei più interessanti articoli di argomento clinico che abbia mai letto, un capolavoro di valore clinico purtroppo sottovalutato”.

Gli psicoterapeuti sono in difficoltà coi dislessici perché lo strumento principale della psicoterapia è la comunicazione verbale. Il dislessico non sa tradurre la sua disabilità in parole, l’introspezione, se non esiste un modo per risolvere il problema, serve solo a riaprire vecchie ferite.” Paul Madaule.

Inoltre, due professionisti australiani hanno completato la loro tesi di dottorato studiando un gruppo di cinque ragazzi dislessici per un periodo di 14 mesi durante i quali sono stati sottoposti alla terapia d’ascolto. Non hanno però considerato un gruppo di controllo.
J.N. Roy ha studiato il controllo cognitivo dei bambini e il loro funzionamento nel linguaggio spontaneo utilizzando un test che valuta diversi parametri e concludendo che il recupero del controllo audiovocale attraverso la terapia Tomatis ha migliorato diverse abilità rendendo possibile la lettura a livello universitario.
R.T. Roy ha esaminato i cambiamenti nell’elaborazione della percezione dei ragazzi e il loro livello accademico, notando un miglioramento in tutti sebbene un aumento significativo del QI è stato possibile riscontrarlo soltanto in un caso.