Epilessia

Il cervello funziona attraverso la sua attività chimico-elettrica. Gli stati di sonno, veglia, attenzione sono caratterizzati da un’attività elettrica cerebrale ritmica e armonica.

Si parla di epilessia quando l’attività elettrica cerebrale è anomala, non armonica.
I sintomi possono variare ampiamente e il trattamento d’elezione è quello farmacologico.

Il 10-15% delle epilessie non risponde ai farmaci – epilessia farmaco-resistente – in questi casi, se ci sono le condizioni, si può intervenire con l’asportazione chirurgica del focolaio epilettogeno, oppure con l’impianto di un elettrodo sottocutaneo che stimoli il nervo vago che, come un pacemaker, agisce armonizzando l’attività elettrica cerebrale.

La dieta chetogenica si è dimostrata una valida opzione in caso di epilessia, soprattutto nei bambini. È basata sull’assunzione di un’alta percentuale di grassi (dal 60 e fino al 90%) a scapito di carboidrati e proteine. Ciò induce il fegato a produrre corpi chetonici di cui si nutre il cervello in assenza di zuccheri. Questo sembra essere il meccanismo alla base dell’effetto terapeutico della dieta. Il regime, condotto sotto stretto controllo medico, è ben tollerato ed efficace nella maggior parte dei pazienti.

Un altro importante strumento nella terapia dell’epilessia è il cosiddetto “Effetto Mozart”

Uno studio condotto nel 2015 dai ricercatori dell’ Ohio State University Wexner Medical Center, presentato al 123mo Congresso annuale dell’American Psychological Association, ha rilevato che il cervello dei pazienti epilettici, durante l’ascolto di musica, reagisce in modo diverso rispetto a quello di persone non affette dalla sindrome. Hanno fatto ascoltare la “Sonata K448” di Mozart e “My favourite thing” del sassofonista John Coltrane a un gruppo di 21 persone (con e senza epilessia) monitorandole con l’EEG, in alternanza a 10 minuti di silenzio. Durante la riproduzione dei brani è stata riscontrata una maggiore attività cerebrale, in particolare nel lobo temporale, nei pazienti colpiti da epilessia. Le loro onde cerebrali, inoltre, si sincronizzavano con la musica molto di più di quanto non avvenisse nei soggetti sani.

Sempre nel 2015 alla Conferenza internazionale di Malta su “Psichiatria e Arte” sono stati presentati i risultati di uno studio sui benefici della musica nei soggetti affetti da epilessia farmacoresistente e con disabilità intellettiva grave. Di seguito le parole del dr. Sandro Elisei, coordinatore del Centro di ricerca InVita dell’Istituto Serafico di Assisi, che ha presentato lo studio: “Che la musica abbia un impatto potente sul sistema nervoso è noto ormai da tempo e si è aggiudicata un ruolo indiscusso nella terapia delle patologie neuropsichiatriche. Come ha dimostrato, infatti, lo studio osservazionale sull’efficacia della musicoterapia l’ascolto della sonata K448 in re maggiore per due pianoforti di Mozart ridurrebbe di circa il 21% la frequenza delle crisi epilettiche e, nel 10% dei casi, si è assistito alla loro scomparsa. L’ascolto della musica si conferma un’opzione terapeutica di cui chi soffre di epilessia farmacoresistente può usufruire, perché è un potente agente di neuroplasticità capace di modificare le connessioni tra reti neuronali e ripristinare la corretta funzionalità.”

L’Audiopsicofonologia di Alfred Tomatis grazie alle modificazioni indotte sulla musica di Mozart dall’orecchio elettronico stimola:

  • il ripristino di un’armonica attività elettrica cerebrale
  • la neuroplasticità
  • Il nervo vago, che innerva la membrana timpanica, che viene stimolato grazie alle contrazioni del muscolo del martello – tensor tympani -.

Mantenendo la terapia farmacologica prescritta, si allena il cervello a ritrovare armonia con conseguente miglioramento delle crisi in termini di frequenza, durata e severità.